Una giornata al tempo del covid 19
La primavera quest’anno ha messo il suo vestito più bello ed è esplosa quasi beffarda.
Settimane di sole con temperature sopra la media. Inquinamento diminuito dal blocco degli spostamenti.
Aria tersa e luce intensa. Con questo sole, questa luce e questi colori, rimanere in casa somiglia ad una condanna ingiusta.
Le giornate hanno una scansione diversa e il tempo sembra dilatarsi.
La mia macchina fotografica, da giorni sul tavolo della cucina, sembra avere un’aria indolente, quasi come la mia.
Giorni fa l’avevo tirata fuori dallo zaino, con l’intenzione di fotografare qualcosa dalla finestra che testimoniasse questo tempo assurdo.
Lavori annullati o rimandati…
Stare molto tempo senza fotografare, per un fotografo è un po’ come per un chiacchierone rimanere muto.
Ogni tanto la prendo in mano nel tentativo di scattare, non fosse che per un esercizio fisico di cui sento la mancanza.
Ma un po’ per l’apatia del momento, un po’ per l’imbarazzo di puntare l’obiettivo addosso ai vicini di casa, mi sento frenato.
Poi all’improvviso oggi è successo qualcosa .
È il venerdì prima di Pasqua e mi dico che posso tranquillamente rimandare il lavoro e le cose che avrei da fare al computer.
Me ne sto alla finestra a prendere il sole in faccia.
Osservo lungamente i disegni che il sole crea con le ombre e i colori accesi che fanno da contrasto.
In un attimo associo le ombre al nostro forzato stare in casa.
Questa condizione ci obbliga a proiettare desiderio e immaginazione oltre un certo limite.
Tutti vorremmo fare qualcosa che non possiamo. Vedere persone e luoghi.
Ci manca qualcosa ed è come non sentirsi interi. Non sentirsi perfettamente a fuoco.
Sembriamo ombre di quel che eravamo.
Adesso il tema è chiaro e so cosa devo fotografare per raccontare questo tempo del covid 19.
Impugno la macchina con la decisione che da tempo mi mancava e senza più imbarazzi o inibizioni,
passo la giornata appostato alle mie finestre.
Come parole di un discorso a lungo trattenuto, le fotografie vengono fuori appena vedo un soggetto interessante.
Dalle ombre nette del sole intenso, ai cani coi loro padroni. Poi le ombre se ne vanno, le luci della sera sfocano dietro i vetri.
L’omino rosso del semaforo sembra un monito.
Aspetto il verde, come la nostra voglia di ripartire presto.
Un giorno uguale a tanti altri, di una calda primavera, in questo tempo dilatato.